Nella sua posizione, dominante la vallata, l’edificio traguarda le colline marchigiane fino alle montagne, al tramonto. Tra le esigenze principali espresse dalla proprietaria c’erano quella di avere garantita la privacy, di poter godere della vista del paesaggio tutt’intorno e di avere una casa luminosa, evitando però l’utilizzo del bianco nei suoi interni.
L’abitazione viene pensata come riconfigurazione della casa marchigiana tradizionale, quella che si sviluppava su una figura rettangolare iniziale e che “cresceva” poi attorno ad essa man mano che la famiglia si allargava, proprio come il rudere che Casa Donazzolo avrebbe sostituito. Volendo garantire la massima luminosità nell’arco di tutta la giornata e la vista su tutto il paesaggio circostante, la casa nasce su una base rettangolare sovrapposta parzialmente all’impronta esistente e viene fisicamente tagliata in due parti, distanziate da una sorta di “veranda”. Questo spazio trasparente allo stesso tempo permette di tenere insieme il corpo principale della casa con la camera degli ospiti, prospiciente la vallata e allo stesso tempo di far entrare l’esterno e il contesto direttamente in casa. Quando si attraversa la “veranda” si è già fuori, ma al contempo si è ancora in casa. Distributivamente al piano terra si trova tutta la zona living, un unico spazio che dall’ingresso introduce direttamente al soggiorno e cucina; il garage, la veranda e la camera degli ospiti; al piano primo invece si trova la camera padronale con il suo bagno privato.
Vista la necessità di costruire la struttura in tempi relativamente brevi si è optato per una struttura in legno, con tipologia X-lam. Questo ha permesso di procedere, una volta definito il progetto fin nei suoi dettagli, con un crono-programma serrato che ha visto chiudere i lavori in pochi mesi. Per recuperare le “tracce” della residenza esistente si sono riutilizzati di questa i mattoni e i coppi come finiture esterne, cercando di offrire una rilettura dell’involucro in chiave attuale. Le due facciate separate dalla veranda sono invece intonacate, a valorizzarne la separazione e a indicare la sovrapposizione tra i due spazi esterno ed interno. I materiali utilizzati per le finiture interne selezionano toni chiari, ma caldi, accoglienti, come i parquet nelle camere, i toni tortora e sabbia per le pareti e i pavimenti. Le porte filo-muro si confondono nelle pareti e la scala, in legno unisce verticalmente i due piani con un segno scultoreo e deciso.
Tutto ruota intorno alla “stufa”, portata direttamente dall’ area di origine della proprietaria – le Dolomiti- e cuore della casa, per ricordare i freddi inverni del nord e godere del tepore primaverile delle belle colline morbide marchigiane.
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Arch. Silvia Lupini – Geom. Gianfranco Barchiesi
Ostra (AN)
4 Novembre, 2020